La Storia

Le prime notizie del Castello risalgono a un documento del 1045, quando Tesselgardo Conte di Larino donava al Monastero di Tremiti la città di Gaudia o Civita a Mare; tale donazione fu fatta appunto “intus in Castello de Serra”.

Il Castello sorge intorno ad un Maschio di forma stellare databile intorno al X secolo, il corpo con quattro torri circolari risale alla prima metà del XV secolo. Il corpo aggiunto a sud invece è databile fra il XVI e il XVII secolo.

Con l’avvento della dominazione angioina, i possedimenti nel meridione d’Italia si strutturano sempre più sul modello feudale francese.

Nel 1382, il feudo di Serracapriola Torremaggiore viene donato a Nicola di Sangro da Carlo I di Durazzo, come ricompensa per i servigi resi al sovrano.

Nel 1442 a Napoli si insedia Alfonso d’Aragona e, con l’avvento di questa nuova dinastia, il feudo di Serracapriola riveste un ruolo di primo piano all’interno delle sue istituzioni introdotte dal sovrano: la Dogana menae pecudum e il Regime de Tavoliere.

Il centro sede della Dogana viene dato nel 1453 al Gran Siniscalco Innigo Guevara, marchese del Vasto.

A lui il compito di  amministrare la giustizia sia civile che criminale, oltre che di gestire uno dei più importanti cespiti d’entrata per il regno.

Il suo successore, D. Pietro Guevara, nel tentativo di detronizzare il re Ferrante d’Aragona, partecipa alla congiura dei Baroni del 1486 e questa è probabilmente una delle cause che inducono il sovrano a spostare la Sede della Dogana da Serracapriola a Lucera e poi Foggia.

Nel 1495 Alfonso II d’Aragona stabilisce il passaggio del feudo ad Andrea Di Capua, conte di Termoli e di Campobasso, mentre Torremaggiore viene riconfermata alla famiglia di Sangro nella gura di Paolo.

Nel 1530 il feudo passa per via matrimoniale dai Di Capua ai Gonzaga, in seguito alle nozze di Ferrante Gonzaga con Isabella Di Capua. Questa strategica politica matrimoniale garantisce all’antica famiglia Mantovana di ingrandire notevolmente la sua proprietà fondiaria.

Per tutto il Cinquecento il feudo e il castello di Serracapriola rappresentano una dimora amena, al punto da essere appellato “il giardino di Capitanata”. Negli ultimi anni dei Gonzaga, il borgo viene segnato dalla devastazione a seguito di incursioni Turche e, più in generale, tutta la Capitanata è tra le province pugliesi che più viene colpita dalla crisi economica che investe il Regno di Napoli negli anni cinquanta del secolo.

Un evento catastrofico segna la fine del controllo feudale dei Gonzaga. Un forte sisma accompagnato da maremoto nel 1627 colpisce tutta la zona tra il Lago di Lesina e il Supappenino Dauno e provoca non pochi danni a cose e persone.

In una Serracapriola ancora provata dal potente cataclisma, il 10 febbraio 1630, il marchese del Vasto Ferdinando Francesco D’Avalos d’Aquino, acquista per 125.000 ducati il feudo di Serracapriola-Chieuti, alla presenza del notaio Pietro Oliva di Napoli.

Il nuovo feudatario, potente e stimato cavaliere, entra nel programma promosso dal Regno che vede una redistribuzione delle proprietà, a vantaggio di un’aristocrazia fedele che vede premiato il suo valore militare.

Durante i cento anni esatti che i D’Avalos hanno amministrato il feudo, la qualità della vita precipita, si diffonde il malcontento, i vassalli vengono trattati alla stregua di servi della gleba. Per queste ragioni già nel 1701 Filippo V confisca a Francesco D’Avalos tutti i beni, perché ritenuto uno dei Baroni che peggio gestiva il suo feudo. Qualche anno dopo Carlo VI restituirà alla famiglia tutti i suoi beni.

L’ultimo successore testamentario della famiglia è il nipote Cesare Michelangelo D’Avalos, VIII Marchese del Vasto e Maresciallo dell’Imperatore Leopoldo; questi su istanza dei creditori, subisce la confisca del feudo nel 1736 a causa dei debiti che aveva contratto.

Il procedimento per l’alienazione viene condotto da Domenico Caravita, uno dei presidenti della Regia Camera della Sommaria, in qualità di Commissario, affiancato dal marchese Matteo Ferrante, avvocato del Real Patrimonio.

Il duca Nicola Maresca acquista nel 1742 il feudo di Serracapriola e Chieuti per 197.000 ducati, con assenso del re Carlo III di Borbone del 29 maggio 1742. Il Real Assenso era necessario essendo don Nicola Maresca Presidente della Regia Camera della Sommaria. Il titolo di duca gli era stato concesso dall’imperatore Carlo VI il 24 dicembre 1729, con il permesso di incardinarlo su un feudo del Regno di Napoli, che avvenne nel 1742 su Serracapriola.

La famiglia Maresca riveste un ruolo di spicco presso la corte napoletana quando il duca Antonino (1750-1822) viene nominato Ministro Plenipotenziario di Ferdinando IV alla corte russa di Caterina II nel 1782. Nel 1806, con il riordino delle province voluto da Giuseppe Bonaparte, Serracapriola diviene secondo mandamento facente capo al distretto di San Severo e quando viene elevata a capoluogo di circondario di terza classe, ottiene anche l’istituzione di un Giudice Regio per l’amministrazione delle leggi.

Nicola Maresca III duca di Serracapriola, fu ambasciatore presso il re dei francesi Luigi Filippo d’Orleans ed il re dei belgi, inoltre Presidente del consiglio dei ministri nel 1848 . Seguì la gestione del feudo, apportando significativi interventi nell’assetto urbano. La famiglia Maresca continua ancora oggi a detenere una notevole proprietà fondiaria che comprende il castello nel territorio di Serracapriola.